Vento di Trapani: la città dei due mari

La città frontale di Pietro Consagra

Capiremo meglio cos’è la città frontale di Pietro Consagra dopo un giro a Gibellina. Intanto la cittadina ci accoglie con una delle sue opere più belle.

La stella del Consagra

Da Palermo imbocchiamo l’autostrada per Mazara del vallo, usciamo allo svincolo per Salemi e subito dopo ci appare la maestosa e misteriosa Stella del Consagra. Ingresso al Belice, introduce il visitatore nello scrigno di tesori di arte contemporanea che costituiscono il museo all’aria aperta di Gibellina.Stella del Consagra

La stella ha il compito di dare il benvenuto a turisti giunti a Gibellina, da chissà dove, per vedere il sogno di una città ideale.

E’ alta 26 metri, realizzata interamente in acciaio inox e svetta su tutta la Valle.

Il sicilianissimo Pietro Consagra

Prestigioso esponente dell’astrattismo internazionale, Pietro Consagra era nato a Mazara del Vallo il 6 ottobre del 1920.

Pietro Consagra

Il padre, di origini palermitane, proveniva da una famiglia di venditori ambulanti e viveva alla giornata. La madre era figlia di un sensale del feudo dei conti di Burgio, presto rimasta orfana. Dopo il matrimonio si trasferirono poco fuori Mazara.

Consagra trascorse l’infanzia e la prima giovinezza nel paese natio, vivendo di stenti. Nel 1931 si iscrisse alla scuola professionale marittima, ma la spiccata inclinazione per il disegno lo condusse a lasciare gli studi. Si iscrisse a una scuola serale di disegno, iniziò a frequentare alcune botteghe di falegnameria e incominciò a lavorare la creta. Nel 1938, grazie alla vendita di qualche lavoro si trasferì a Palermo, dove fu ammesso al Liceo artistico.

Nella primavera del 1944 decise di lasciare la Sicilia e, con una lettera di presentazione di un ufficiale americano, partì per Roma.

L’incontro con Renato Guttuso

Così come a Palermo, iniziò a eseguire e vendere ritratti di soldati presso il club della Croce rossa americana. Presto incontrò il catanese Concetto Maugeri. Con quest’ultimo conobbe Renato Guttuso e fu l’inizio di una nuova vita: ebbe modo di frequentare gli ambienti più colti della capitale.

Il 1947 fu un anno significativo: presso lo studio di Guttuso, insieme a diversi artisti tra cui Carla Accardi, Consagra fondò il gruppo Forma 1. Dichiarandosi «formalisti e marxisti», i giovani di Forma 1 volevano affermare il valore estetico della forma pura quale unico fine dell’opera d’arte. Il manifesto era in aperta polemica con la politica culturale del PCI.

Nel dicembre del 1947, presso la galleria Mola di Roma, si tenne la prima personale di Consagra. Nel 1950 varcò le porte della Biennale di Venezia; da quel momento l’attività espositiva in Italia e all’estero si intensificò sempre più. Fino alla fine della sua carriera fu un susseguirsi di mostre e riconoscimenti, anche a livello internazionale.

La frontalità

Con la sua arte sottolineava l’importanza di un unico punto di vista, quello frontale, cioè quello dell’individuo che osserva. La mancanza delle tre dimensioni viene però compensata dalla moltiplicazione dei piani, delle direzioni e delle sorgenti di luce. Questo conferisce secondo lo scultore una maggiore qualità estetica agli edifici, mettendo in secondo piano la loro funzione.

Nel suo libro “La Città Frontale” Consagra raccolse tutti i propri progetti e le teorie riguardanti l’ipotesi della costruzione di una città ideale e democratica progettata in maniera differente rispetto ai canoni architettonico-urbanistici. Una città che era immaginata per andare incontro alle esigenze personali e per esaltare in maniera creativa le capacità di ogni singolo individuo. Gli edifici avrebbero dovuto superare le loro funzioni pratiche e migliorare quelle estetiche.

La città frontale di Pietro Consagra

La Città Frontale, ideata come opera d’arte, vuole colmare il divario tra “arte” e “vita” e rappresentare idealmente un simbolo di uguaglianza.

Consagra, rimase totalmente folgorato dall’architettura degli edifici di fine 1800, visitati durante il soggiorno di un anno nelle città americane. Tornato in Italia, nel 1968, incominciò a lavorare non più su sottilissime sculture ma su progetti di costruzioni che hanno bisogno di un certo spessore per permettere l’abitabilità. Ipotizzò quindi il massimo spessore possibile per rimanere nell’ambito della Frontalità, ma che gli permetteva anche di creare “La Città Frontale”.

Nel 1970 Consagra fu invitato da Ludovico Corrao, sindaco di Gibellina, a ideare una serie di opere per la città rasa al suolo dal terremoto del 1968. Consagra e Corrao divennero molto amici.

Il Meeting

Così progettò nel 1972 il Meeting, emblema della cittadina, la rappresentazione architettonica dell’idea di “città frontale”.

Il Meeting si configura come un grande edificio frontalmente piatto, ma con piani e linee curve continue e giochi di luce dati dalla trasparenza delle facciate. Per questo appare come una sinuosa struttura d’acciaio e cristalli.

Teatro di Consagra

L’edificio nasce per diventare sede museale. Perché meeting? Il posto occupa nel progetto della città il ruolo di crocevia vitale, come la stazione dei pullman o un museo, un posto per gli appuntamenti.  Oggi è stazione degli autobus e luogo d’incontro, grazie al bar e agli ambienti polivalenti.

La città di Tebe

Appartenente a quest’artista, che spiega ancor meglio il suo pensiero è “La città di Tebe, da Oedipus Rex”, un’istallazione visibile sulla piazza del Municipio di Gibellina. Viene percepita come una scultura bidimensionale, priva di profondità, pur se in realtà una profondità ce l’ha ma non è visibile.

Città di tebe ConsagraNel 1988 Consagra lavorò alle scenografie dell’Oedipus Rex, che si tenne nel luglio tra le macerie di Gibellina, per la regia di Mario Martone. In quell’occasione sperimentò la costruzione di una città immaginaria, Tebe (di cui una parte oggi è collocata nella piazza di Gibellina Nuova), realizzata in legno e ferro dipinto di bianco.

Teatro frontale

Un’altra opera del Consagra, il teatro frontale, purtroppo rimane abbandonata al suo degrado. Infatti, progettato nel 1972, non venne mai portata a termine, ed ancora oggi è un cantiere all’aperto. Teatro di ConsagraL’artista aveva previsto un palcoscenico bifrontale e due platee simmetriche. Il teatro è una scultura abitabile che si delinea con piani curvi e continui, senza angoli retti, privilegiando l’immagine plastica e la comunicazione estetica. Sul suo palcoscenico sarebbero dovuti andare in scena i miti rappresentati ogni anno a Gibellina nella rassegna delle Orestiadi, il festival fondato nel 1981 da Corrao e gestito dalla Fondazione omonima.

Il teatro aperto al pubblico per un giorno

Per la prima volta il 14 gennaio 2018 il teatro è stato aperto al pubblico che ha potuto varcare le porte di questa opera incompiuta.

Per l’occasione l’artista emiliano Hu-Be ha realizzato una stele celebrativa in ricordo delle vittime del terremoto del ’68.

Stele di Hu-be Teatro Gibellina

Speriamo che sia l’occasione per una riscoperta di questa opera davvero originale e significativa e che i Gibellinesi abbiano il coraggio di portare avanti e finire ciò che rende la propria città davvero unica al mondo.

Le porte del Cimitero

Le porte del cimitero di Gibellina, la nuova città dei morti, sottolineano la maturazione del linguaggio del Consagra verso forme più complesse. Infatti, le due ante del cancello hanno forme diversificate che non si ripetono. Il titolo dell’opera è “Riferimento all’unicità” e “Riferimento all’irripetibile”. Ciò si lega al significato che egli voleva trasmettere: ogni individuo durante la propria esistenza è unico ed irripetibile.

Consagra morì a Milano nel 2005, città nella quale da dieci anni si era stabilito definitivamente, ed è seppellito per sua espressa volontà nel cimitero di Gibellina.

Il portale d’ingresso all’orto botanico e i pannelli in ceramica

Tra le altre opere di Pietro Consagra a Gibellina  il “Portale d’ingresso” dell’orto botanico, realizzato in cemento e marmo, alto 10 m e largo 8 m.

Alcuni grandi pannelli in ceramica policroma si susseguono in fuga lungo il colonnato da cui si entra nel Municipio.

Pannelli Consagra

I pannelli sono firmati da Carla Accardi e da Pietro Consagra. Questi due artisti  furono i primi a lavorare nel laboratorio di ceramica nato a Gibellina per perpetuare e rinnovare la maestria dei ceramisti del ‘500 e ‘600.

I pannelli misurano in media tre metri per cinque e sono composti da mattonelle quadrate di 30 centimetri ciascuna. Quelli della Accardi sono coloratissimi, mentre il Consagra ha preferito il bianco colorato dall’intarsio e dall’intaglio.

Altre opere del Consagra a Gibellina

Ricordiamo poi la scultura  frontale Tris, il carro processionale di San Rocco, l’ingresso al Baglio di Stefano, e ancora sculture e opere conservate nel Museo Trame Mediterranee.